TORMENTI ed ESTASI

Breve viaggio tra mode, imposizioni e regole comportamentali


PARTE PRIMA – REMOTE CIVILTA’

A moralisti, sacerdoti e statisti va il merito d’essersi scervellati sui mali che affliggono l’umanità.

Non sto parlando di fame, guerre e malattie; calamità al cui mantenimento provvedono da sempre gli uomini di scienza. Mi riferisco solo all’impegno richiesto, fin dai primordi dell’umanità, per fronteggiare le cattive abitudini della gente comune.

Anche quando la mancanza della scrittura rendeva problematica la distinzione tra ciò che si poteva e quel che non si doveva fare, nessuno si sentiva del tutto autorizzato a regolarsi come meglio credeva. Chiaro, in altre parole, che il troglodita intrufolatosi a rubacchiare nella caverna del vicino, pur non rischiando di uscirne da due carabinieri, stava attento a non beccarsi una più che prevedibile razione di randellate. Semmai, quel che difettava, all’epoca, era la cattiva coscienza che non avrebbe mancato d’ingenerare, in futuro, rimorsi, sensi di colpa ed altre sofferenze dello spirito, indispensabili a riempire le tasche degli psicanalisti.

Segno evidente che i codici comportamentali non s’erano ancora accoppiati ai dettami della religione.

Un’emergenza sulla quale, per quanto riguarda gli ebrei, Mosè cercò di arrabattarsi alla meno peggio.

Parliamoci chiaro! Non è che le "tavole della legge" fossero il top della perfezione. Ma avrei voluto vedere come ve la sareste cavata nei panni del personaggio.

Il poveretto, visto che in pianura la voce del Padreterno arrivava che non si capiva un tubo, dovette sorbirsi la scalata del Sinai. Ci arrivò con il fiatone, ma non gli si lasciò nemmeno il tempo di respirare che giunse l'ordine di attaccare a scrivere sotto dettatura. Solo allora si accorse di aver dimenticato alla base papiro e pennelli. Sarebbe stato disposto a tornare sui suoi passi, ma il principale, che aveva fretta, lo costrinse (dopo una meritata tirata d’orecchie) a scalpellare il testo sugli spezzoni della roccia.

Mosè teneva dietro al Verbo come meglio poteva, ma era una faticaccia che potrebbe apprezzare solo chi si vedesse costretto a tracciare insulti deturpando lapidi a colpi di punteruolo.

Per risparmiarsi biblici "cazziatoni" fingeva di scrivere proprio tutto. E quando la fonte dell’ispirazione se ne fu andata si caricò sul groppone le pietre che era riuscito a scarabocchiare per trascinarsele fino al villaggio sotto un sole della madonna.

I suoi, che erano tutti riuniti ad attenderlo, vedendoselo tornare con quelle quattro righe in croce, per la verità ci rimasero un po’ male.

"Tutto qui ?"

Il poveretto allargò le braccia ed è certo che dovette pensare "La prossima volta provate ad andarci voi !"

Immagino che i contemporanei non dovettero perdonargli facilmente le lacune che saltavano agli occhi tra una scritta e l'altra del sacro testo.

"Onora il padre e la madre" Lo capirebbe chiunque che si tratta d’una frase monca. O vogliamo avanzare il sospetto che il Padreterno avesse inteso autorizzare chiunque a sputare sul resto della parentela?

Va bene quel "Non desiderare la donna d’altri". Ma è credibile che, volendo dettare chiare regole ad un popolo afflitto dalla piaga dell’abigeato, ci si potesse scordare di estendere alle pecore i termini della proibizione?

Non è da escludere, nemmeno, qualche errore di scalpellatura. Tra quanti lo attorniavano, i pochi in grado di leggere e scrivere s’attaccarono a quel "non fornicare".

Scartata come blasfema l’ipotesi che l’ispiratore si fosse trovato con la testa fuori quadro, molti optarono per la scarsa padronanza dell’ortografia da parte del profeta. Non era una questione di lana caprina se si considera che i tabù della tavole avevano valenza di articoli del codice penale. Al punto che più d'uno potrebb’essersi chiesto "Vuoi vedere che, ora, per colpa di un mezzo analfabeta, non potrò più farmi una sveltina in santa pace senza correre il rischio di finire in galera?"

Era l'epoca in cui, specie in Egitto, andavano di moda strani tabù.

Passi per la proibizione di accoppare i gatti (che naturalmente non chiedevano di meglio per ingozzarsi di trippa senza correre rischi); visto che nessuno s'era ancora applicato alle tecniche della derattizzazione. Ma come la mettiamo con gli scarabei? E se quelli ti avessero invaso l’alloggio? Mica potevi trasferirti in albergo e mandare il conto alla tesoreria del faraone.

E guardate che le imposizioni comportamentali in vigore nella civiltà nilotica erano molto più indigeste di quelle sponsorizzate dall'ortodossia ebraica.

Torniamo ai dieci (?) comandamenti e prendiamo quel "non rubare". Chiaro che l’israelita manolesta rischiava (se cuccato) di finire al fresco. Ma cos'altro poteva trattenerlo dal fare il mariuolo? L’ira di Dio? Sai che paura? "Quand'anche" pensava il disonesto "quello dovesse incazzarsi , chi se ne fotte?"

In Egitto no! Poni che, correndo per recare una supplica al tempio di Hammon, ti capitava di acciaccare uno scarabeo, erano c. tuoi! Per chissà quanti anni non te ne sarebbe andata una dritta; per non contare i lutti che non avrebbero mancato di colpire la tua famiglia e le mazzate che avresti preso da Anubi non appena messo piede nell’aldilà.

Secondo me, il fatto che quella gente si astenne fin che poté dall’importazione dei cavalli è dovuto proprio alla paura che carri più veloci di quelli trainati da buoi potessero fare strage dei sacri coleotteri.

Hammurabi ! Ecco uno che si sforzava di marciare sul concreto !

E’ vero che nei suoi codici le divinità avevano poco da sguazzare. Però, vuoi mettere la chiarezza?

Poni che uno al quale stavi antipatico t’avesse distrutto casa. Non c’erano santi, se lo scoprivano, che potesse attaccarsi all’incapacità d’intendere. In quattro e quattr'otto le guardie si sarebbero precipitate al suo domicilio. "Che c'è?" "Sbrigati a muovere il culo che stiamo per dare fuoco alla tua lurida baracca!".

E se un giudice sbagliava ad emettere una sentenza? Col c. che se la cavava con un trasferimento!


PARTE SECONDA – IL MONDO GRECO-ROMANO

Anche i Greci non avrebbero mancato di dare un notevole contributo allo sviluppo di norme fatte apposta per regolare al meglio usi, costumi e consuetudini dei conterranei.

Non v'è dubbio che fosse un popolo ultracivile.

Se chiudiamo un occhio sui metodi impiegati dagli spartani per fronteggiare il controllo delle nascite, siamo tenuti a riconoscere che quasi mai si ricorreva all'applicazione di misure drastiche.

Il solito pignolo potrebbe cavillare sul fatto che si sbarazzarono di Socrate obbligandolo a scolarsi un cocktail a base di cicuta. Ma era una pena rarissima che applicavano (e non sempre) solo ai più incorregibili rompicoglioni. Senza contare che il pensatore ebbe la iella d’incocciare un procuratore particolarmente rognoso. Diciamo pure che doveva essere un’autentica carogna, visto che, per chiedere il massimo della pena "Dove andremmo a finire" declamò "se ogni imputato, anzichè correre a pagarsi un avvocato, dovesse prendere l'abitudine di presentarsi in giudizio con la pretesa di farsi mantenere a spese dello Stato?"

Ordinamenti che, a partire la Licurgo, si sarebbero rivelati perfetti, non fosse stato per gli incasinamenti causati a bella posta dai sofisti; gente che prendeva un gusto matto a cavillare su tutto.

I Romani fecero di più e meglio, provvedendo a mettere ordine in quella bolgia di norme, divieti e prescrizioni che cambiavano di confine in confine.

Ancora oggi gli studiosi non riescono a raccapezzarsi sui fattori che li avrebbero portati, pezzo dopo pezzo, ad allungare le mani sull'intero mondo conosciuto.

Tutto merito delle stangate militari che riuscivano ad assestare a dritta e a manca?

Non scherziamo! Il fatto è che quelli avevano afferrato con largo anticipo sui contemporanei i vantaggi connessi ad una più moderna concezione della legge. Mica uno scherzo! Ne sanno qualcosa quanti, a tutt’oggi, per strappare uno straccio di laurea, non possono sottrarsi allo studio dell’omonimo Diritto.

Erano, a modo loro, dei liberali ante-litteram; nel senso che, conquistato un territorio, non si affannavano a stravolgerne di punto in bianco usi e costumi.

Si pappavano l'Egitto, ma gli lasciavano la libertà di correggere a bastonate chi avesse eliminato un gatto.

Inglobavano la Palestina, senza proibire agli ebrei di continuare a giocare ai birilli con le adultere.

Tanta larghezza di vedute si bloccava, tuttavia, nel punto esatto in cui gli ordinamenti dei sottoposti rischiavano di fare a botte con gli interessi dell'impero. Non c’erano santi! Qualsiasi iniziativa fosse stata considerata d’intoppo alla loro missione civilizzatrice veniva stroncata sul nascere.

Tra le cose più idonee a far saltare la mosca al naso: la pretesa di sottrarsi alle scadenze tributarie.

Se nutrite dubbi in proposito non dovete fare altro che andarvi a rileggere la biografia del Redentore; un tipo che, quand’era il caso, non ci pensava due volte prima di mettere in riga qualcuno.

Se entrava nel tempio e lo trovava pieno di abusivi con tanto di bancarelle, mica si accontentava di segnalare la cosa al primo vigile di passaggio. Acchiappava una mazza e cominciava a menare di brutto. E dei pedofili, ce se siamo scordati? Fosse dipeso da lui non avrebbe esitato a scaraventarli in mare con un bel macigno attaccato al collo.

Eppure......,cos'è che rispondeva a quei figli di puttana dei farisei, quando, tanto per fregarlo, toccavano il tasto del tributo a Roma? "Per l’amor di Dio! Non creiamo casini! Date a Cesare quel ch’è di Cesare " ("Altrimenti quello chi se lo sente?").

I laziali, tuttavia, pur discendendo da gente che era riuscita a sfruttare perfino i lupi, avevano il pregio di saper operare con grande tatto. Sotto questo profilo non c’era chi riuscisse a fotterli. Impossibile trovare nella loro lex passi ispirati alla sistematica spoliazione del prossimo. All'occorrenza sapevano rivelarsi abilissimi nell’assumere tutti i connotati di gente votata al trionfo della giustizia.

In tanti ci cascavano, al punto da richiederne l’arbitrato sulle più delicate questioni interne (successioni dinastiche, dubbi confinari, ec.). Il guaio è che dietro ai giureconsulti non tardavano ad accodarsi i legionari; tutta gente tagliata su misura per le incombenze del più sano colonialismo.

Mentre riduceva con le pezze al culo i sottoposti Roma non faceva altro che largheggiare nella realizzazione di imponenti lavori pubblici; infrastrutture (sia detto per inciso) mille volte più economiche delle attuali, dal momento che provvedevano a tutto gli schiavi. Se ne deduce che fra i cittadini dell'Urbe doveva esserci un tasso impressionante di disoccupazione. Com’è che nessuno s’impegnava ad organizzare marce ed altre manifestazioni di protesta?

Prendiamo il prototipo del plebeo proletario e nullafacente. Una condizione da mettersi le mani nei capelli? Niente affatto.

Tanto per cominciare era raro che gli si rifiutasse qualche iugero di terra da mettere a frutto.

C’era da coltivare l’insalata? Ci pensava lo schiavo. Gli occorreva, poniamo, carne e formaggio? Superfluo recarsi al supermercato; s’intruppava fra i "clientes" ed il gioco era fatto. Doveva fronteggiare esigenze di tipo igienico? E le terme che ci stavano a fare? Aveva voglia di svagarsi? Niente di meglio del circo. Ed il bello è che non doveva scucire nemmeno l’ombra d’un sesterzo. Insomma la miseria del romano "sub caput censis" risultava tale solo ai fini dell’imponibile; per il resto era una vera pacchia.

Una condizione tra le più invidiabili non fosse stato per quei guastafeste dei barbari nordici che: 1° era impossibile tartassare dal momento che risultavano senza fissa dimora, 2° selvaggi com’erano, non la piantavano di rompere i coglioni con continui sconfinamenti, che costringevano l’impero a mantenere sotto le armi un fottio di uomini.

Poco male fino a quando, mentre quelli combattevano, gli schiavi se ne stavano buoni buoni a tenere alti gli indici della produzione. I guai cominciarono con la diffusione di quel cristianesimo delle origini, che doveva somigliare maledettamente ad un megasindacato fortemente avverso a confronti di tipo costruttivo.

Prendiamo, allora, un discendente del plebeo di poco sopra per collocarlo nel II secolo d.c.(che non sta ad indicare democrazia cristiana - n.d.r.). Immaginiamo che dicesse al suo schiavo " Omar, vammi un po a raccogliere un chilo d’insalata!". Quello avrebbe tirato il capo all’indietro per significare (alla maniera sicula) il più secco dei rifiuti. Eventuali insistenze avrebbero provocato risentite contestazioni incentrate sulla "buona novella" dell’uguaglianza, della fratellanza e della sorellanza.

Dite che il padrone avrebbe potuto mettere mano alla cinghia? Ma se fosse stato un tipetto malaticcio e mingherlino, chi gli avrebbe garantito la disponibilità dello schiavo a porgere l’altra natica?

Un casino di vertenze che si trascinarono per le lunghe fino a quando, a realizzare l’invocato livellamento, non provvidero le incursioni barbariche  e finì che se la presero in culo (exaequo) tanto gli schiavi quanto i padroni (senza, per altro, che né gli uni né gli altri traessero utili ammaestramenti circa gli incerti dei movimenti che sorgono all’insegna dell’egualitarismo).

Scommetto che qualcuno si starà chiedendo cosa cavolo c’entri col titolo questa minidissertazione. E se per caso non mi sia lasciato prendere la mano al punto da finire fuori tema.

Niente affatto.

L'evo antico, di fatto monopolizzato dal dominio romano, aveva esportato un po ovunque un qualcosa che, ancor prima dell'avvento del medioevo, sarebbe andato irrimediabilmente perduto. Il politeismo.

Se vi sembra cosa da poco fareste bene a rileggervi i poemi omerici. Dove vi ritrovereste alle prese con una sconfinata serie di divinità grandi e piccole, che però avevano in comune la caratteristica di essere (per dirla alla moderna) entità "dal volto umano".

Giove, il più alto in grado, s'incazzava tale e quale al dio degli ebrei. Solo che dopo un quarto d'ora gli era passato. Più che naturale, dal momento che aveva tante altre cose a cui pensare; tipo: verificare l'arsenale delle saette necessarie a fulminare quanti pensavano di fare fessi i Romani , o anche seguire, possibilmente all'insaputa di Giunone, le tracce di qualche sottana.

Venere? Una poco di buono la cui bellezza faceva sì che le si perdonasse ogni cosa. Marte, un inguaribile attaccabrighe. Più scorbutico di lui c'era solo Nettuno. Non mancavano gli handicappati (Vulcano) e gli etilisti (Bacco). Minerva, per la verità, era una che avrebbe zittito qualsiasi malelingua, quantunque, da insopportabile secchiona, non è che stuzzicasse gran che la fantasia del sesso forte. Mancava completamente di sex appeal. Costretto a scegliere, dopo lunga astinenza, non c'è dubbio che chiunque le avrebbe preferito Diana  .

Tutta un’epoca in cui, non facevi in tempo ad addentrarti in un bosco, che ti sorbivi i risolini delle ninfe tallonate da quegli sporcaccioni dei satiri.

Per gli incontentabili c'era, addirittura, la possibilità di crearsi divinità proprie (più o meno domestiche) senza doversi sobbarcare complicati processi di canonizzazione.

Un mondo che, almeno sotto il profilo moralistico, restava governato dal criterio del "vivi e lascia vivere".

C'erano, questo sì, i pensatori stoici; gente che, a darle spago, avrebbe provato a stigmatizzare ogni cosa. Per fortuna si trattava di quattro sventurati cui nessuno dava retta e che, se appena s'arrischiavano ad alzare la voce, finiva che li prendevano per pazzi e li cacciavano a calci in c.


PARTE TERZA – MEDIO EVO ed ETA’ MODERNA

Spunta l'evo di mezzo, s'afferma il monoteismo e tutto cambia.

Non era la prima volta che, ad un dato momento, comunità anche tra loro lontanissime, avevano avvertito di punto in bianco la necessità di rompere con il passato.

E' accertato che per centinaia di millenni l'essere umano se n'è andato per savane e boscaglie armato di clava e zagaglia.

Poniamo, ora, che una spedizione scientifica, scandagliando un sito paleolitico della Patagonia, dovesse rinvenire resti d’un arco spiaccicato contro il fossile d’un umanoide. Cosa significherebbe, secondo voi? Penserete mica che esponenti di qualche remota tribù europea, sballottati dalle onde mentre tentavano di pilotare un tronco, siano finiti dall'altra parte del globo prima di Colombo.

Niente di più naturale, invece, che nella stessa epoca in cui dalle nostre parti si cominciava ad armeggiare con il nuovo aggeggio, nell'altro continente abbiano avvertito che la vita avrebbe perso ogni significato qualora non si fossero affrettati a realizzarne un prototipo.

Ed ecco che, proprio mentre l'evangelizzazione dell'occidente tira che è una bellezza, gli arabi danno lo sfratto ad antiche divinità per correre dietro agli insegnamenti di Maometto.

Poniamo, intanto, che, ibernatosi al pari dell'uomo di Similaun, un romano del tempo della repubblica si fosse decongelato nell'Italia del VI secolo. Come minimo sarebbe finito al manicomio. Non vedo proprio dove altro avrebbe potuto rifugiarsi, trovandosi proiettato tra schiere di monaci, predicatori, processioni di penitenti e diatribe tra sette impegnatissime a fottersi di mazzate peggio che allo stadio. Sarebbe stato come resuscitare il trisavolo per andarlo a piazzare nel bel mezzo d'un raduno punk.

Dobbiamo esser grati a Mark Twain per aver realizzato una rivisitazione del genere, procedendo a ritroso, dall'America contemporanea all'epoca di re Artù, con un libro gustosissimo; guastato solo dalla mediocrità delle trasposizioni cinematografiche dalle quali non è riuscito a salvarsi.

Di quel volume m'è rimasto impresso l'episodio dell'eremita sulla colonna.

Uno che, in tema di "peccato", doveva averla fatta proprio grossa per orientarsi a trascorrere su di un capitello corinzio il resto dell'esistenza.

Se c'è una cosa dei tempi passati che lascia sgomenti è l'autolesionismo su larga scala praticato all'insegna della fede da gente che, in fatto di comfort, aveva davvero poco di che rallegrarsi.

Le carestie erano roba d'ordinaria amministrazione, la più scema delle indisposizioni già bastava a spedire all'altro modo soggetti perennemente debilitati, per un nonnulla si finiva appesi ad una quercia, mentre i fortunati superstiti delle ricorrenti scorrerie di rado lo erano altrettanto di fronte ad epidemie che sembravano calibrate su misura per il repentino spopolamento di intere contrade.

Che bisogno c'era di complicarsi ulteriormente la vita con la frenetica ricerca delle più astruse forme di espiazione?

I meno esaltati partivano per le crociate. I più prudenti eleggevano in convento il proprio domicilio devozionale, mentre gli eterni fessi arrivavano ad infliggersi percosse e ferite senza nemmeno attendere che qualcuno glielo imponesse.

C’era chi sarebbe stato in grado di farli ragionare, se non avesse preferito caricare la dose terrorizzandoli con la prospettiva di tormenti ultraterreni studiati a bella posta per accrescerne a dismisura paura e disperazione.

Chi è convinto che il sadismo derivi dalla fantasia del "divin marchese" dimostra di non aver letto la Divina Commedia; un'opera capace di stimolare i più bassi istinti, perfino nei ragazzi costretti a sorbirsela addirittura tra i banchi di scuola.

Bisogna disporre d'una mente tarata fin dalla nascita per condannare un povero conte a sfamarsi in eterno col cranio del suo rivale. E la faccenda di Paolo e Francesca, vi pare cosa da poco? Non bastava che, a seguito della loro innocente scappatella, quel delinquente di Cianciotto (con un cognome che era tutto un programma) li aveva stecchiti a coltellate? Cosa costava fare un eccezione almeno per quei due, sistemandoli in qualche cantuccio del paradiso, dove avrebbero potuto riprendere a spupazzarsi in santa pace?

Fossi stato contemporaneo del poeta non mi sarei persa l’occasione per intervistarlo, onde appurare se mi restava qualche chance di scansare almeno i gironi infernali più malfamati.

Capisco che gente costretta all'esilio (senza nemmeno disporre d’uno straccio di deposito nelle banche svizzere, e dopo essere andata in bianco con la donna del cuore) risulti scarsamente portata alla comprensione del prossimo. Ma, sant'Iddio! Quel ch'è troppo è troppo!

Ti facevi una pentola di fagioli con le cotiche e rischiavi di finire tra i golosi.

Avevi la fortuna di trascorrere una serata al club privè? Dritto difilato tra i lussuriosi.

Come reagireste all'arrivo d'una cartella pazza? Scommetto che nemmeno l'intervento dei vicini vi frenerebbe dal prendervela con tutti i santi. E la pena per i bestemmiatori non ve la toglierebbe nessuno.

Tanto rigore mi autorizza a sospettare che i monaci fossero tutt'altro che estranei all’eccezionale diffusione del bestseller. Mancando ancora la stampa chi altro avrebbe potuto provvedere alle incombenze della duplicazione?

Nei conventi dovettero arrivare ordini dall'alto affinchè gli amanuensi si rimboccassero le maniche senza guardare agli straordinari. Scommetto che le copie, ancora fresche d'inchiostro, venivano cacciate nelle bisacce dei frati cercatori con l'incarico di distribuirle dietro consegna di prosciutti e parmigiano.

Difficile che il tizio appartatosi a leggere qualche pagina della "Commedia" reggesse all'esigenza di prendere copricapo e mantello per correre a confessarsi. Penitenza? Da quindici a trenta giorni di servizio gratuito alle dipendenze del monastero.

Chissà per quanto tempo ancora si sarebbe andati avanti con sistemi degni delle holding create da moderni santoni qualora non ci si fosse messo di traverso il rinascimento. Un periodo glorioso al punto da creare grossi grattacapi ai moralisti di professione.

Non mancò, come sempre accade in siffatte circostanze, chi, comportandosi tale e quale al "Federale" impersonato da Tognazzi, si rivelò tanto sprovveduto da mettersi a fare il cattomoralista fuori tempo massimo.

Non s’è mai capito per quale strana sindrome al Savonarola non c’era aspetto della mondanità capace di andargli a genio.

Si narra che alle sue prediche le chiese traboccavano di gente. E che significa? Mica è detto che fossero altrettanti fanatici. Si sa che le persone corrono dove c’è spettacolo. Impossibile, d’altra parte, stando alle cronache, non riconoscere al frate doti da telepredicatore.

Se avesse limitato i suoi show entro i confini delle sacre dimore tutto sarebbe filato liscio. I guai, invece, iniziarono quando quello, montatasi la testa, cominciò a sguinzagliare per Firenze i suoi fans; quei "piagnoni" che, non contenti di comportarsi come i "girotondini", presero il vizio di sciamare per negozi e dimore distruggendo buona parte della produzione tipica locale.

L’ultima provocazione, intesa a trasformare i cittadini in altrettanti peninenti, causò al sant’uomo una tale mole di grane che, se non fosse finito sul rogo, è impensabile che avrebbe potuto sottrarsi al linciaggio.

Era riuscito a far incazzare tutti. In primo luogo il pontefice, che campava sul traffico delle indulgenze ed a cui proprio non andava giù quella forma di concorrenza sleale e dissennata. Poi i Medici, che, quantunque esiliati, poco gradivano comizi che diventavano altrettante occasioni di sputtanamento per la loro dinastia. Infine i popolani che non si sentivano più padroni nemmeno di farsi un quartino nell'osteria del rione.

Che fossero finiti i secoli bui? Nemmeno a pensarci.

Pare, anzi, che gli europei non sapessero rinunciare al piacere di scannarsi per questioni di fede.

Più aumentava il numero dei morti ammazzati e più sette spuntavano, mostrandosi infervorate, fin dalla nascita, a creare solidi presupposti per arrivare quanto prima a feroci regolamenti interni di conti.

E vogliamo sottovalutare il peso dell'Inquisizione? Un pio istituto la cui rilevanza resta evidenziata dal fatto che tiene impegna la Chiesa dei nostri giorni a chiedere scusa di qua e di là.

Poichè i metodi da essa impiegati non differivano granchè da quelli cari allo stalinismo, nulla esclude che, tra due o tre secoli, discendenti di odierni veterocomunisti possano decidersi a farne, a loro volta, pubblica ammenda.

Intanto, per chi aveva la sventura di vivere nel '5-'600, erano c.

Poniamo che qualche bifolco esternasse dubbi sulla validità del battesimo impartito ai neonati. Fin troppo chiaro che doveva trattarsi di un anabattista; meritevole, in quanto tale, di finire, arrotato.

Ti beccavano a sbafarti una bistecca. Niente di male. Ma se era di venerdi, ahi voglia a dire che t’era venuta fame. Passavi da incallito negatore della transustanziazione e nessuno se la sarebbe sentita di negarti una passeggiata fino al primo falò, con tanto di processione alle calcagna.

Per convincere l'opinione pubblica che non sempre siccità, terremoti e morie di vacche risultano imputabili alle male arti di stregoni ed eretici si doveva attendere l’Illuminismo  , con l’avvento di quel campione del pensiero moderno che risponde allo pseudonimo di Voltaire.

Non era propriamente uno stinco di filantropo; aveva, anzi, più d’un peccatuccio da farsi perdonare, e tuttavia, ponendo mano al Dizionario Filosofico, riusciva ad anticipare con chiarezza il principio che sarebbe stato alla base dell’attuale modo di ragionare.

Prima di lui s’era fatta una gran confusione nel mescolare in un unico calderone norme di comportamento etico, civile, morale e religioso. Accadeva, così, che il baciapile dispostissimo ad espiare duramente la debolezza d’una sporadica scappatella, non si creasse complessi di sorta mettere a morte gente che non la pensava come lui.

A Voltaire va il merito d'aver ficcato perfino nelle zucche dei sovrani che i patemi d’animo scaturiti da comportamenti contrari ai dettami della religione e della stessa morale corrente sono di esclusiva competenza della coscienza del singolo. E che solo azioni capaci di procurare al prossimo qualche fastidio meritano di sottostare ai rigori della legge.

Torniamo, per andare sul concreto, al caso del tizio che s’era ustionato per essersi fatta una bistecca di venerdi. Dopo l'insegnamento del pensatore francese (e sempre che il soggetto non avesse grattato il commestibile in questione) niente e nessuno avrebbe potuto sottoporlo a giudizio. Se poi il buongustaio era credente al punto da farsene una colpa non c’era chi avrebbe potuto proibirgli di appiopparsi le espiazioni che più lo appagavano. Impossibile, in altre parole, che una qualche autorità potesse imporre al disgraziato riparazioni penitenziali (tipo: pellegrinaggi al santuario di Campostela).

Chiaro?

Lapalissiano! Aggiungerebbe qualcuno. E sbaglierebbe.


PARTE QUARTA – L’ETA’ CONTEMPORANEA

Vogliamo parlare dell’800?

Capisco i motivi che nei secoli precedenti avrebbero indotto anche la più "zoccola" del paese ad assumere atteggiamenti da suora di clausura. Con l’inquisizione che correva a spiarti fin dentro il cesso c’era poco da scherzare. Ma come conciliare fastidiose restrizioni giusto all’avvento della società industriale? Quando tutto lasciava supporre che ciascuno avrebbe potuto farsi i c. propri al riparo da scoccianti interferenze?

Non ci si sogni di andare a gettare la croce sugli artefici della Restaurazione; tutta gente alla quale, in fin dei conti, premeva solo una cosa: che quel rompicoglioni di Napoleone continuasse a starsene buono buono a Sant’Elena.

Per me l’origine della disgraziatissima "pruderie" che avrebbe avvelenato la vita sessuale dei nostri bisnonni è tutta colpa d’una signorinella che, dalla sera alla mattina, sul finire degli anni ’30, si trovò sotto il culo nientepopodimeno che il trono d’Inghilterra. E fu l’inizio del furore sessuofobico.

Vero è che cercare di capire gli inglesi è sempre stato uno dei maggiori rompicapo per quanti non hanno avuto la sventura di nascere da quelle parti, tuttavia non si può fare a meno di riconoscere che perfino nell’impero britannico sarebbe stato difficile inventarsi una proibizionista del calibro della regina Vittoria.

Fosse stata almeno cattolica; magari del calibro di "Maria la sanguinaria" capirei. Ma non aveva nemmeno questa scusante. Non risulta fosse frigida. Nemmeno lesbica, che si sappia. E allora? …..Mah,….tanto per rompere!

Mai s’era visto un puritanesimo così rigoroso. Per farsene un’idea occorrerebbe riandare con la memoria ai varietà allestiti dalla nostra Rai-Tv negli anni ’50; tutti spettacoli al cui confronto non ci sarebbero, oggi, recite parrocchiali capaci di sottrarsi ai rigori della buoncostume.

Provate a sfogliare un carteggio tra spasimanti di metà secolo. Per capire dov’è che i due intendevano andare a parare vi occorrerebbe un "decoder" sul tipo di quelli impiegati per la ricezione delle porno-tv.

Perfino argomenti relativi alla maternità restavano tabù; al punto da favorire un’autentica proliferazione di cavoli e cicogne cui appioppare la responsabilità dei nascituri.

Avete presente il genere di abbigliamento sponsorizzato dai porno-shop? Figuratevi l’esatto contrario ed è come se vi trovaste a spiare gli approcci tra coniugi di età vittoriana.

Un maschio particolarmente trasgressivo non sarebbe andato oltre il tipico abbigliamento indossato dai bagnini agli albori del ‘900. Né si capisce quale incoraggiamento potesse attendersi da una consorte incartocciata in castigate vestaglie, che si differenziavano dal saio dei penitenti per l’unico particolare di un forellino posizionato in area strategica.

Letteratura e teatro non mancavano di caricare la dose.

Per redimersi da scappatelle extraconiugali una donna non avrebbe potuto fare a meno di crepare tisica. A differenza dell’uomo, cui la buona società avrebbe riservato trattamenti da appestato.

Non si lasciavano in pace nemmeno gli "autarchici". Mettere mano in proprio ai ferri del mestiere era un po come andarsi a comprare le sigarette al giorno d’oggi. C’era sempre qualcuno pronto ad ammonire gli sconsiderati che, se anche fossero riusciti a scansare la follia, nulla e nessuno avrebbe potuto salvarli dalla cecità.

Molti, si capisce, non desistevano dall’andare "a gattaccia". Ma anche qui si rischiava di dare i numeri. Gente che non vedeva l’ora di concludere si ritrovava alle prese con corpetti, busti, stecche di balena, sopravvesti, sottovesti, mutandoni. Al punto che a qualcuno scappava la pazienza, metteva mano al serramanico e cercava di liquidare lacci e lacciuoli con tecniche del tutto analoghe a quelle di chi vuol farsi strada nella giungla. Non sempre le cose andavano per il verso giusto e questo spiega l’abbondanza di mostri e mostriciattoli destinati ad animare le cronache delle notti londinesi.

Ci sono monarchi che non riescono a rompere per più di due o tre anni. Altri non arrivano nemmeno alla prima candelina di regno. Ma con la "vecchiazza", niente! I decenni le scivolavano addosso come fossero forfora. Volendo parafrasare Totò potremmo dire che era come se la morte la "schifasse"; tant’è vero che ci vollero 64 anni prima di togliersela dai c..

Era il 1901. L’inizio d’una nuova era che, tra tanti rivolgimenti, uno più disastroso dell’altro, avrebbe azzeccato, come unica cosa giusta, la c.d."rivoluzione sessuale".

Durerà? Da inguaribile pessimista continuo a nutrire qualche dubbio.

Perché?

Non fai in tempo ad allontanarti dall'Europa e ti accorgi che le cose non girano come dovrebbero.

Vogliamo divertirci a fare le pulci a quei campioni della democrazia e della libertà individuale che sono gli USA?

Prendiamo il caso Clinton.

C’è un presidente convintissimo che la pena di morte (bandita fin dal ‘700 nella civilissima Toscana) sia quanto di più idoneo al recupero dei malfattori. E l’opinione pubblica non fa una piega.

Commette qualche grossa fesseria in politica estera, senza che ci sia chi si sogni di contestarne l’operato.

L’impunità in cui sguazza è tale da consentirgli addirittura di continuare ad assordare il prossimo con quella sua fottutissima tromba, senza che nessuno provveda a scassargli sulla testa. E dov’è che ti va ad inciampare? Sul caso Monica L.

Un putiferio così non s’era mai visto. Articoli di fuoco ed oscillazioni di borsa che mantengono per mesi col fiato sospeso la prima potenza mondiale. Udienze, analisi e perizie, nemmeno si trattasse d’un maxiprocesso alla supercupola di "cosa nostra".

"Valli a capire!" Questo il lapidario commento del nonno che, per essere quasi centenario, non è nemmeno esente da condizionamenti tardo-romantici.

E' mancato poco che vedessimo sulle pagine del New York Times il volto paonazzo del reo assicurato alle assi di una gogna recuperata in fretta e furia dalla collezione di qualche fondazione puritana.

Domande.

Risulta che Bill abbia costretto la donna ad esulare dalle sue mansioni di stagista puntandole una 44 magnum (o promettendole una carriera da far schiattare d’invidia le colleghe)?

E’ possibile che abbia messo mano al portafoglio (eventualità che potrebbe configurare istigazione all’esercizio del più antico dei mestieri)?

Può aver deturpato con danni irreversibili la moquette della Casa Bianca?

No?

Ma allora non vi resta che andare a prendervela……….!