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AUTOSTEREOSCOPIA PER TUTTI

       

  Si tratta di una tecnica idonea a presentare immagini stereoscopiche senza costringere chi le osserva ad inforcare i classici occhiali per anaglifi (quelli con trasparenti rosso-ciano o dotati di filtri di polarizzazione).
Attualmente, complice anche il travolgente successo delle nuove realizzazioni cinematografiche 3D (vedi Avatar), pare che tutto congiuri alla marginalizzazione della precedente produzione filmica. Non c'è infatti produttore di apparecchi televisivi che non abbia in listino nuovi monitor destinati a soppiantare quelli appena acquistati per la ricezione del digitale terrestre. Il loro funzionamento,ovviamente, non prescinde dall'uso degli irrinunciabili occhiali; un accessorio non privo di inconvenienti, ma rigorosamente imposto anche a quanti intendono guardare normali stereoscopie (singole o articolate in successioni temporizzate all'interno di apposite presentazioni). Dal momento che, almeno in questo specifico settore, se ne potrebbe fare a meno, resta da chiedersi perché ci si voglia costringere ad abituarci a tali supporti tutt'altro che indispensabili.
  Non si tratta, a mio avviso, di semplice demenzialità, ma, più ragionevolmente, del prologo all'imposizione di nuovi e più invasivi modelli pubblicitari con cui imbottire i programmi tv di prima e seconda serata.
  Mi spiego.
  Gli effetti strabilianti offerti al cinema con la continua fuoruscita dallo schermo degli aggeggi più disparati mal si conciliano (fatta eccezione per le pellicole porno) con le esigenze di un film normale. Anche se per quest'ultimo la realizzazione in 3D implica regie del tutto differenti da quelle finora praticate, è impensabile che produttori mentalmente affidabili siano disponibili a finanziare, poniamo, una vicenda sentimentale, lardellandola di gesti che arrivino a toccare il volto degli spettatori. Quello che non è ipotizzabile per normali spettacoli risulterebbe invece più che appetibile per quanti smaniano di calarci le mani in saccoccia tirando fuori dal monitor il braccio della supermaggiorata armato dell'immancabile telefonino di ultima generazione.
 A fregarsi le mani con la prospettiva di lauti guadagni non sono solo i maggiori produttori di merendine, farmaci e pannolini per grandi e piccole perdite; c'è dietro costoro una nutrita schiera di consulenti e pubblicitari che già sognano contratti e preventivi faraonici.
 Chiaramente, chi intendesse avvalersi delle tecniche 3D per mostrare ad amici e conoscenti propri manufatti artistici o semplici riprese effettuate nel corso di una vacanza sarebbe costretto a mettersi l'animo in pace, a meno di dare fondo ai propri risparmi.
 Oggi è sempre più difficile beccare associazioni, circoli ed operatori economici sprovvisti di uno straccio di sito (ormai ce li realizzano in Rete a costi prossimi allo zero). Qualora, pur disposti a  sborsare di conseguenza, intendessero lanciare sul Web le stereo dell'ultimo raduno o i prodotti di un qualche artigianato tipico, non potrebbero superare lo scoglio degli occhiali. Un discorso valido anche per chi volesse impiegare risorse tridimensionali su di un monitor (pensiamo anche alla corposa diffusione delle cornici digitali) destinato alla pubblicità fai da te; è mica pensabile che i passanti siano sistematicamente provvisti degli stramaledetti visori per anaglifi (che, oltre a sottrarre un sacco di luminosità, possono far imbestialire quanti hanno problemi di correzione diottrica).
 Quando ho avviato il mio nuovo sito avevo già una discreta pratica di riprese stereoscopiche e non c'è voluto molto per allargare alla terza dimensione i miei interessi in campo artistico e letterario. Dopo aver osservato le originali immagini tridimensionali di Jim Gasperini, ho iniziato una lunga serie di sperimentazioni che hanno avuto ad oggetto la possibilità di trasformare le stereo in immagini di tipo lenticolare, senza trascurare esperimenti su montaggi pseudo-stereoscopici. Sono lavori che, con un minimo di buona volontà, chiunque potrebbe realizzare, senza sborsare alcunché, senza impazzire con complessi programmi di grafica computerizzata e facendo a meno di visori sulle cui controindicazioni spesso e volentieri si tende a sorbolare.